Dopo anni di inflazione quasi inesistente se non negativa (la cosiddetta deflazione), la recente risalita dei prezzi, con tassi di aumento in crescita esponenziale, è tornata al centro dell’attenzione destando preoccupazione.
Il recente andamento dell’inflazione
In Italia, secondo le stime preliminari condotte dall’Istat, nel mese di agosto l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, ha fatto registrare un aumento dello 0,8% su base mensile e dell’8,4% su base annua.
Analizzando questa tendenza al rialzo, l’Istat sottolinea che «Sono l’energia elettrica e il gas mercato libero che producono l’accelerazione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (in parte mitigata dal rallentamento di quelli dei carburanti) e che, con gli alimentari lavorati e i beni durevoli, spingono l’inflazione a un livello che non si registrava da dicembre 1985 (quando fu +8,8%)».
Le principali cause del fenomeno inflazionistico
La prima componente da prendere in considerazione per quanto riguarda il fenomeno inflazionistico che stiamo vivendo è data dagli effetti che la pandemia da Covid-19 ha portato sul lato dell’offerta. L’arresto di impianti produttivi su scala mondiale ha frenato, se non fermato del tutto, la generazione di beni intermedi, con una derivante riduzione della produzione in vari comparti industriali che ha portato come conseguenza una domanda maggiore dell’offerta ed il rialzo dei prezzi.
La seconda è rappresentata dal notevole aumento dei prezzi delle risorse energetiche, in primis del gas, fortemente causato dallo scoppio del conflitto in Ucraina e delle materie prime.
Analizzando il fenomeno su scala mondiale si può notare, inoltre, che a spingere al rialzo i prezzi, in particolar modo negli USA, sia stato l’innalzamento della domanda di beni e servizi. Grazie, infatti, alle politiche fiscali espansive attuate dai governi a sostegno di famiglie ed ai soldi involontariamente risparmiati durante i lockdown da parte dei consumatori, si è avuto un improvviso aumento della domanda che non trovando riscontro da parte dell’offerta ha condotto al rincaro dei prezzi.
L’inflazione come elemento di crescita
Nell’attuale scenario di profonda incertezza, il ruolo delle aziende diventa fondamentale per spingere l’economia evitando la recessione.
Gli imprenditori, come sottolinea il professor Sergio Terzi ingegnere industriale al Politecnico di Milano, devono dimostrare proattività e «le imprese devono tenere duro e sfruttare le possibilità espansive che Europa e Stato italiano ci stanno trasferendo per fare investimenti» trasformando il fenomeno inflazionistico in elemento di crescita.
Investimenti nella trasformazione digitale ed ecologica da parte delle imprese
In un contesto alquanto complesso gli imprenditori possono offrire una soluzione per evitare la stagnazione e favorire la crescita economica avanzando lungo la strada della ricerca e degli investimenti.
A tal proposito precisa il Professor Terzi «L’industria italiana può dare un segnale forte se gli imprenditori non smettono di investire nella doppia trasformazione digitale ed ecologica per paura dell’inflazione creando un effetto di trascinamento del resto dell’economia».
L’automazione come priorità di investimento per contrastare l’inflazione
Secondo l’analisi condotta da Gartner a Luglio 2022 il 98% dei direttori finanziari intervistati, su un campione di 226, confermerà o aumenterà il budget annuale rivolto a tecnologie di automazione e analytics.
Andando ad analizzare lo studio, il 98% dei Cfo ha confermato che tra le spese di investimento dei prossimi dodici mesi l’accelerazione digitale ha la precedenza nelle scelte strategiche aziendali precisando che, se necessari, saranno effettuati tagli su differenti tipologie di spesa.
Nello scenario attuale l’automazione IT e le tecnologie dell’industria 4.0 in grado di sostenere la produttività e l’ottimizzazione dei costi risultano essere diventate per le aziende non solo una risorsa da sfruttare ma la priorità.
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